La Conferenza europea del volontariato svoltasi a Venezia nell’Isola di San Servolo nei giorni 31 marzo e 1 aprile ha registrato la presenza di 90 persone (tutte presenti su invito nominativo) ai 5 gruppi di lavoro che il 31 marzo hanno sviluppato tematiche delicate quanto importanti.
Il 01 aprile  erano circa 400 i partecipanti alla parte pubblica della Conferenza.
Il primo tema è stato quello del confronto tra i Volontariati d’Europa.
John MacDonald, responsabile della task-force europea per l’AEV2011, ha presentato le iniziative programmate per l’anno europeo del volontariato, aperto a Bruxelles nel dicembre 2010 e che si chiuderà a Varsavia a dicembre 2011. Il “tour” nelle capitali degli stati membri UE è in pieno svolgimento. “Il lavoro fin qui svolto in tutta Europa è molto soddisfacente”, dice John MacDonald. “Inoltre a  maggio ci sarà un grande evento a Bruxelles mentre la prossima Conferenza europea si svolgerà ad Atene ai primi di novembre. A dicembre, poi, la conferenza di chiusura a Varsavia. L’obiettivo è far dialogare il volontariato e la politica”.
Nel work-shop sugli effetti della crisi Karl Monsen-Elvik, scozzese, responsabile di un ‘centro di servizi per il volontariato’, ha illustrato la situazione della Scozia, costretta ad accorpare le sue infrastrutture di gestione e collegamento del volontariato a causa della scarsezza delle risorse. L’Inghilterra ha perso quasi la metà delle risorse economiche destinate al settore, la Germania investe su quei volontari che, secondo recenti ricerche, svolgono la loro attività sperando di cambiare (migliorandola) la società.
L’aspetto curioso è che nell’Europa del nord, nelle associazioni, esistono addirittura i sindacati. Non esiste però una normativa specifica come in Italia. Ci sono solo linee-guida, per orientare l’utilizzo delle risorse.
La situazione del volontariato in Germania è stata presentata da Frank Heuberger della BBE (Bundesnetzwerk Bürgerschaftliches Engagment), associazione federale che promuove e sostiene la cittadinanza attiva e che conta più di 250 organizzazioni. Dalle ricerche condotte in Germania emerge che il 36% della popolazione ha all’attivo anni di volontariato alle spalle (circa 23 milioni di tedeschi su una popolazione di 82 milioni di abitanti).
esperienze europee presentate alla conferenza di Venezia anche quella della Slovenia e del Portogallo, due Stati in cui la crisi si sta facendo sentire. 
Anica Mikuš Kos, della Slovenska Filantropija, ha presentato la situazione del volontariato in Slovenia.
 “La Slovenia ha una grande tradizione di volontariato -ha detto Anica Mikuš Kose oggi assistiamo ad un aumento del volontariato. Migliaia di persone stanno perdendo il lavoro e questo spinge alla solidarietà. E’ importante portare il volontariato nelle scuole, ma anche avanzare proposte per fare scelte di cambiamento da parte di chi ha la responsabilità politica. Nei Balcani il volontariato è importante per i valori che porta e  per l’impatto morale che produce. Ci sono molte organizzazioni di volontariato la cui priorità è costruire coesione e stabilità sociale “.
Elza Chambel, del CNPV (Conselho Nacional para a Promoção do Volontariato) ha parlato della realtà del volontariato in Portogalloricordando che nel mese di maggio a Lisbona si svolgerà un incontro del volontariato dell’area mediterranea. Poi ha spiegato: “In Portogallo c’è una percentuale di volontariato più bassa rispetto ad altri paesi europe: ci sono 1,5 milioni di volontari.Ma di volontariato si parla sempre di più ed è un fenomeno che sta crescendo e l’Anno Europeo è una possibilità per la sua diffusione“.
Pier Virgilio D’Astoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (Cime), ha proposto una raccolta di firme per la promozione, la difesa e il sostegno di due aspetti a suo dire essenziali per la vita sociale: la democrazia partecipativa e la cittadinanza attiva. “E’ importante sottolineare la necessità di sostenere la promozione della cittadinanza attiva che rappresenta un elemento essenziale del volontariato – ha detto  D’Astoli – ma il volontariato può svolgere un grande ruolo sui temi della diversità culturale, linguistica, sociale, religiosa, etnica e non solo”.
D’Astoli ha proposto inoltre l’elaborazione di uno statuto delle associazioni a livello europeo, il coordinamento del Servizio volontario europeo con il servizio civile nazionale di ciascun paese e il problema del reddito minimo garantito a livello europeo.
Nella tavola rotonda coordinata dalla presidente della Convol Emma Cavallaro è intervenuto in apertura Carlo Vimercati, Presidente della Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione Fondi Speciali per il Volontariato che ha illustrato il ruolo di sostegno dei Co.Ge.
Mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas Italiana,  tra l’altro ha voluto sottolineare “tutto ciò che il volontariato sta facendo per l’accoglienza dei profughi a Lampedusa e su tutto il territorio italiano”.
Fausto Casini, della consulta del Volontariato all’interno del Forum del Terzo Settore, ha paventato il rischio che il rapporto con le istituzioni induca il volontariato a fare a basso costo ciò che il pubblico non vuole più fare auspicando che “attraverso l’agire volontario si possa costruire un diverso modello di sviluppo.
Il Ministro Maurizio Sacconi, a conclusione della Conferenza, ha detto che occorre “riflettere circa i modi con i quali rafforzare il capitale sociale presente nel nostro paese, rafforzando in tutti i territori e in modo specifico nelle aree economicamente e socialmente più debol,i il particolare contributo del volontariato”.
Sull’emergenza migranti dal nordafrica, Sacconi ha affermato di prendere atto della “disponibilità del volontariato a concorrere nella gestione dell’emergenza”. Inoltre ha sottolineato le criticità circa il coinvolgimento degli enti locali nel sostegno diretto al volontariato, l’invadenza delle funzioni pubbliche nei confronti delle istituzioni non profit, la sussidiarietà nella collaborazione fra Stato e società.
 “La sfida del mezzogiorno – ha detto il Ministro – è per molti aspetti del e per il volontariato. Al Sud il volontariato non si sviluppa, per una peggiore attitudine delle funzioni pubbliche e dei loro decisori nei confronti del volontariato”  ribadendo che  il tema riguarda anche le Regioni del nord.
Sul 5 per mille, ha annunciato che si può “stabilizzare il 5 per mille come strumento e ogni anno vanno decise le relative risorse considerando il quadro finanziario”
La “social card”  – secondo il Ministro – sarà distribuita sperimentalmente attraverso enti non profit in alcune grandi città, dove l’esperienza delle associazioni potrà aiutare a trovare soluzioni compatibili e coerenti con gli obiettivi prefissati.
Infine sulla questione delle tariffe postali per il no-profit Sacconi ha sostenuto che l’accordo con Poste “ha dato una soluzione”. Gli è stato ricordato che tutto il mondo no-profit continua a pagare la tariffa piena e che per questo il Forum del terzo settore ha scritto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiedendo lemanazione di un DPCM che proroghi i i termini per consentire l’effettivo accesso alle tariffe agevolate.