Il 21 marzo, primo giorno di primavera, per la diciottesima volta si è celebrata la "Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie", promossa da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie e Avviso Pubblico, con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, che ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie e rinnova in nome di quelle vittime l’impegno di contrasto alla criminalità organizzata.

Dopo il grande abbraccio dei 150.000 di Firenze, il 21 marzo in tutta Italia, in centinaia di luoghi tra piazze, scuole, consigli comunali, fabbriche, parrocchie, Libera e le migliaia di associazioni che fanno parte del coordinamento hanno rinnovato la memoria e l’impegno con la lettura dei oltre 900 nomi di vittime delle mafie.

A Cagliari la Giornata è stata celebrata presso l’Aula Magna del Liceo Classico “G. M. Dettori” (via Cugia, 2), promossa da Libera Sardegna con i Presìdi Territoriali di Cagliari, Iglesias, Guspini, Perfugas, Tempio Pausania, Porto Torres.

Coordinati da Giampiero Farru, referente di Libera Sardegna, sono intervenuti Pierluigi Cossu, Dirigente scolastico del Liceo Classico "G. M. Dettori", Paolo Frau, Assessore all’Urbanistica del Comune di Cagliari in rappresentanza del sindaco e della Giunta comunale, Bruno Loviselli, Presidente del Co.Ge. Sardegna, Angela Quaquero, Presidente della Provincia di Cagliari, Claudia Loi, Marcello Loi, Emanuela Loi, Cesare Castelbuono e Pino Tilocca dell’Associazione familiari vittime, che hanno raccontato la loro storia e quella dei propri parenti vittime delle mafie.

Erano oltre cinquecento gli studenti sardi, provenienti da diverse scuole dell’Isola, che hanno gremito e colorato l’Aula Magna del Liceo "Dettori" di striscioni, messaggi e “semi di giustizia, fiori di corresponsabilità” (il tema della Giornata).

Una giornata per rinnovare l’impegno collettivo contro ogni forma di criminalità e per mantenere vivo il ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, anche quelle meno note, i cui nomi sono stati letti uno per uno dai ragazzi. E poi le testimonianze dei familiari delle vittime, che hanno raccontato la storia dei loro cari il dolore per la perdita, la voglia di combattere contro la violenza criminale.

Come ha ricordato Cesare Castelbuono da anni residente in Sardegna, figlio del vigile urbano Salvatore Castelbuono ucciso il 26 settembre del 1978 a Villafrati nel palermitano “’Le persone come mio padre uccise dalla mafia hanno cambiato il volto della Sicilia e l’immagine dell’Italia si può lottare contro la mafia, ma non si può sradicare. Bisogna combatterla sempre, iniziando dalle scuole, perché come diceva Caponnetto, la mafia teme di più la scuola che la giustizia.

"Mio padre aveva 46 anni quando è stato ucciso, io ne avevo 16. Lo Stato nel 1978 non ci ha dato tanto, ci ha abbandonato, nessuno era ancora preparato. Oggi invece c’è tanto aiuto e supporto, anche psicologico. Noi all’epoca abbiamo sofferto, la mafia ci ha cambiati, ha condizionato le nostre scelte e la nostra vita”.

È poi intervenuta Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi, agente di scorta del giudice Borsellino morta nell’attentato di via d’Amelio del 1992: “La mafia ha distrutto la nostra famiglia, oltre ad aver ucciso mia sorella, ha ucciso anche i miei genitori distrutti dal dolore, per noi familiari è sempre conforto partecipare a giornate come questa, anche se si riapre una ferita che il tempo non riesce a rimarginare. Mia sorella è morta perché voleva difendere i valori della legalità e del vivere civile, aveva un gran senso del dovere, faceva il suo lavoro con orgoglio e impegno. Adesso il nostro dovere e impegno è quello della memoria perché il suo sacrificio non venga dimenticato. Noi ci sentiamo come delle sentinelle della memoria, dobbiamo tenere accese le lampade che illuminano la strada della legalità e della giustizia, questa è la nostra missione”.

L’importanza di andare nei territori e incontrare gli studenti per diffondere e radicare profondamente “il nostro messaggio di ricerca di giustizia, pace e legalità” è stata sottolineata anche da Pino Tilocca, sindaco di Burgos e preside di una scuola, vittima di diverse intimidazioni che nel febbraio 2004 culminarono con la morte del padre, rimasto ucciso da una bomba destinata al sindaco. “Dando agli studenti spunti di riflessione, li prepariamo per un futuro da cittadini responsabili. La mafia in Sardegna non credo si possa dire che esista, ma esistono comportamenti che sono assimilabili a quelli mafiosi, di controllo del territorio, di uso della violenza, di condizionamento dell’amministrazione pubblica. Io sono stato colpito da questo tipo di delinquenza”.

Commovente il momento della lettura degli oltre 900 nomi: una lunga lista alla quale vanno aggiunti tutti coloro dei quali non si conosce ancora il nome.